REPORTAGE
Ushguli dalle cento torri,
perla del Caucaso
Gli uomini si radunano di primo mattino, coltellaccio che pende dalla cintola, facce serie e scavate. Si accingono a compiere il sacrificio rituale di un capro, tradizione di origine pagana conservata nei millenni. Protetta dietro alte torri, la comunità svan vive da sempre separata dal mondo, in quella che è una delle regioni più remote del grande Caucaso.
Chi sono gli svan, popolo della montagna
Gli uomini si radunano di primo mattino, coltellaccio che pende dalla cintola, facce serie e scavate. Si accingono a compiere il sacrificio rituale di un capro, tradizione di origine pagana conservata nei millenni. Protetta dietro alte torri, la comunità svan vive da sempre separata dal mondo, in quella che è una delle regioni più remote del grande Caucaso.
La loro terra, lo Svaneti, si estende tra i distretti di Lentekhi e Mestia, dove un piccolo aeroporto scarica turisti sempre più numerosi, pronti ad affittare un fuoristrada o accalcarsi su maleodoranti pulmini, del tutto inadatti allo scopo, per avventurarsi lungo l’accidentata via che conduce a Ushguli, sito patrimonio Unesco, insediamento umano più alto d’Europa, con ben duecento torri medievali a puntellare le immense montagne che circondano il villaggio.
Non lontano da qui, lungo le coste del Mar Nero, fiorì la Colchide che fu meta ostile per Giasone e gli argonauti, patria del vello d’oro e di immense ricchezze. Da allora molti potenti imperi si sono susseguiti nella regione, dai persiani ai mongoli agli ottomani, ma nessuno mai ha piegato le genti svan.
Durante i primi anni Novanta, all’indomani del collasso dell’Unione sovietica, la Georgia si trovò a fronteggiare due guerre civili, in Ossezia meridionale e nella vicina Abcasia, e il tentativo di colpo di stato promosso da Gamsakhurdia. Approfittando della confusione generale, bande criminali locali presero il controllo dello Svaneti sottraendolo di fatto al controllo di Tbilisi. Solo nei primi anni Duemila la regione è stata riportata sotto controllo a seguito di vaste operazioni di polizia che tuttavia faticarono a debellare i briganti locali.
Oggi la comunità svan conta appena 15mila persone. Quello che resta della loro antica cultura sono centinaia di torri medievali, erette tra il IX e il XII secolo, il cui scopo era probabilmente difensivo e collegato alle numerose faide locali.
In occasione di festività locali, ma più spesso per allietare turisti e agenzie di viaggi organizzati, gli uomini indossano l’abito tradizionale e suonano il panduri, strumento a corda usato per accompagnare ballate eroiche o serenate d’amore.
Le torri di Ushguli
Da secoli le torri, murq’vam come sono chiamate nella lingua locale, hanno protetto le comunità svan dalle invasioni. Persiani, mongoli, ottomani hanno attraversato la catena del Caucaso senza mai riuscire a conquistare queste terre. In mancanza di invasori, le torri diventavano rifugio in caso di faide locali. Lo spiccato senso dell’onore degli svan, unito a un codice sociale che imponeva la vendetta e il debito di sangue, costringeva le famiglie a trascorrere anche alcuni mesi barricati in queste torri. In larga parte abbandonate durante la grande emigrazione che colpì la regione all’inizio del secolo scorso, oggi le torri svan sono entrate a far parte del patrimonio Unesco attirando un numero crescente di turisti.
Tuttavia i villaggi che compongono Ushguli non hanno perso il fascino che secoli di isolamento hanno scolpito nella pietre delle case, nei ciottoli delle strade, nei volti degli abitanti.
Alcune torri sono aperte e si possono visitare, benché piuttosto rischioso a causa delle cattive condizioni di conservazione. All’interno è frequente trovare resti e ossa di animali usati per i sacrifici rituali.
Il supra
Il supra è il tradizionale banchetto georgiano, caratterizzato da una grande abbondanza di cibo e bevande, generalmente chacha, la celebre grappa georgiana. Il supra può avere una connotazione conviviale legata a feste pubbliche o private (keipi), oppure una caratterizzazione celebrativa nell’ambito funerario (kelexi). Non è raro essere invitati per un supra, allorché rifiutare sarebbe ritenuto gravemente offensivo. Si tratta infatti di un momento sociale rilevante, finalizzato a stabilire nuovi rapporti o consolidare i precedenti legami famigliari e personali. In una società ancora connotata da una profonda organizzazione clanica, come quella svan, il supra ha anche la funzione di rinsaldare alleanze famigliari, siglare contratti matrimoniali e avviare trattative di tipo economico. I supra sono caratterizzati dall’iterazione di brindisi e canti. I primi brindisi sono dedicati al “Dio potente” (in svano Xoša Ɣerbät), all’Arcangelo (Täringzel) e a san Giorgio (Ğgräg) patrono del paese. Successivamente, a partire dal capofamiglia, si brinda e si canta in onore dei commensali e degli ospiti. A loro volta gli ospiti saranno chiamati a brindare in onore del padrone di casa.
In caso di un supra destinato a celebrare la morte di un congiunto, i brindisi sono generalmente seguiti da canti e inni che si connotato solo in parte per il loro contenuto religioso mentre molte strofe sono prive di significato, semplici vocalizzi e lamenti che esprimono l’indicibile dolore della perdita.
Il rito funebre precede il supra e si svolge in uno spazio aperto, generalmente di fronte casa del defunto, e quasi mai in chiesa. Il canto funebre è unicamente composto di voci maschili (mezare, letteralmente “cantori di zär” ove il zär significa “campana”: l’inno funebre, composto da esclamazioni di
dolore, sostituisce la campana della chiesa scandendo il ritmo della disperazione. Soltanto dopo che il corpo è stato tumulato cessano i canti e si procede al banchetto.
Il domino è uno dei giochi preferiti dai georgiani che si ritrovano all’aperto, nelle piazze e lungo i viali, dando vita ad accese partite.
La marshrutka è il mezzo di trasporto più diffuso. Si tratta di minibus, in genere piuttosto datati, che collegano quasi tutte le località del paese. Tra gli autisti, non mancano i nostalgici.