L’inchiesta sui (presunti, qui l’audio integrale) traffici leghisti con la Russia può sembrare un caso di complottismo estivo, un ballon d’essai, una balla per riempire i giornali. Eppure la storia è nota da tempo, e da tempo le relazioni tra il Carroccio e la Lega riempivano le colonne dei giornali, stranieri ovviamente.
UNA STORIA NOTA DA TEMPO
L’intercettazione che rivela la trama di interessi tra la Lega e il Cremlino è solo l’ultima conferma di una storia nota da tempo, con la figura di Savoini al centro di una lunga trattativa finalizzata ad avvicinare, in affari e in politica, il partito del Carroccio alla Russia di Putin. Savoini, la cui vicenda è ben spiegata nel libro “I demoni di Salvini, i postnazisti e la Lega“, di Claudio Gatti, edito Chiarelettere, è uomo di cultura evoliana, eurasiatista, ed estimatore di Aleksandr Dugin. È stato giornalista a Radio Padania ed è presidente di Lombardia Russia, associazione culturale in quota Lega. Proprio in veste di presidente di Lombardia Russia, Savoini era all’hotel Metropole di Mosca per negoziare un accordo i cui beneficiari erano, appunto, Matteo Salvini e la Lega.
Non è la prima volta. Già nel 2015, a San Pietroburgo, al forum delle estreme destre europee organizzato dal Cremlino per unire “i partiti che condividono la difesa dei valori tradizionali”, era presente Luca Bertoni, rappresentante dell’associazione Lombardia-Russia, sempre presente nelle missioni a Mosca del segretario federale Matteo Salvini.
Il sostegno della Russia putiniana all’estrema destra europea è anche questa cosa nota. In Europa orientale accade da tempo, in quella occidentale è meno evidente benché gli americani – e chi sennò? – avessero lanciato l’allarme già nel 2017. Ma sono cose che, alle orecchie dei più, possono sembrare mero complottismo.
LA NUOVA DESTRA E PUTIN
Eppure esiste una nuova destra, senza svastiche e camicie brune, colta e cosmopolita, che da decenni opera per influenzare la politica nazionale infiltrandosi nei partiti e tessendo trame internazionali. Questa nuova destra guarda come a un modello al putinismo, inteso come prassi di potere nazionalista, repressiva rispetto al dissenso e alle minoranze, militarista e aggressiva verso i paesi vicini, a vocazione confessionale, patriarcale e tradizionalista nella sua visione di società. La partecipazione di Salvini al Congresso delle Famiglie di Verona, evento omofobo infarcito di politici russi, è un ulteriore esempio di come questa nuova destra si organizzi e di come la Russia sia il vertice di molti interessi.
OPINIONE PUBBLICA
Di tutto questo l’informazione mainstream nazionale ha sempre taciuto, lasciando gli italiani all’oscuro e orientandoli, piuttosto, verso un anti-europeismo fatto di slogan e vuote retoriche patriottarde. Il silenzio dei media nostrani continua in queste ore, limitandosi a fare da cassa di risonanza per le dichiarazioni di questo o quel politico, e chi grida meglio allora sembra dica il vero. Un silenzio che si fa ancora più assordante ora che ai vertici Rai siede un russofilo di ferro, Marcello Foa, anti-vaccinista e convinto sostenitore dell’esistenza di una teoria del gender “usata per tentare di sradicare l’identità sessuale naturale della stragrande maggioranza delle persone”. La sua nomina, sostenuta dall’attuale governo, è la cartina tornasole dello stato di salute della nostra informazione. Ecco perché la vicenda delle relazioni tra il Carroccio e la Russia non sposterà un voto.
DUE BANALI RIFLESSIONI
Ora, giusto un paio di riflessioni. La prima, banale, è che un partito nazionalista, che ha come missione la difesa degli interessi nazionali, cerchi il sostegno, politico o economico, di una potenza straniera, è un partito che sta mentendo agli italiani poiché l’interesse nazionale – quale che sia – non può essere dettato da un paese estero. La sovranità, di cui la Lega è campione, sta proprio in questa indipendenza dall’ingerenza e dall’influenza di un paese estero.
La seconda, ancor più banale, è che i sostenitori dell’alleanza con la Russia – e sono in molti a volerla, anche a sinistra – non tengono in considerazione i valori. L’Eurussia che molti prefigurano, una specie di alleanza di ferro tra la tecnologia europea e gli idrocarburi russi, tale da sottrarci al giogo americano, non è possibile a meno di un rovesciamento dei nostri valori fondamentali. Occorre avere valori comuni per allearsi. Una democrazia liberale non può andare a braccetto con un regime illiberale. L’alleanza sarà possibile solo quando le democrazie liberali (che non vuol dire liberiste) saranno vinte, piegate, svuotate ed esauste. Ed è questo lo scopo del Cremlino e delle estreme destre europee. In una parola: svenderci.
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