Ricordare non basta. Se la memoria viene imbalsamata nelle ricorrenze, negli anniversari, e viene visitata una volta all’anno come un museo, allora la memoria è cosa morta. Lo dimostra un’indagine, realizzata da Ipsos, volta ad indagare quali siano oggi le opinioni e i sentimenti degli italiani nei confronti degli ebrei, traccia un quadro inquietante della nostra società. Il sondaggio, oltre all’immagine e agli stereotipi sugli ebrei, indaga anche le opinioni sul conflitto israelo-palestinese e sulla Shoà. Il dato che emerge è desolante, abbastanza da poter dire che l’Italia è un paese che sta vivendo un rigurgito antisemita sul quale, accecati dallo stereotipo “italiani brava gente”, non vogliamo aprire gli occhi.
Alcune domande confermano la presenza di perduranti stereotipi sugli ebrei, ma sono le cifre a fare impressione. All’affermazione “Gli ebrei hanno un grande potere economico” il 22% si è detto completamente d’accordo e il 29% abbastanza d’accordo. Quindi più della metà degli italiani crede ancora a quella puttanata colossale che gli ebrei siano “i ricchi”, i manovratori dell’economia, gli occulti padroni della finanza e del denaro? Ebbene sì. “Gira e rigira i soldi sono sempre in mano agli ebrei” dice il 26% degli italiani. Un quarto degli intervistati. Mentre il 34% è convinto che gli ebrei “muovono la finanza mondiale a proprio vantaggio”.
Ma non c’è limite al peggio. Il peggio è la zona grigia, quelli che si dicono “neutrali”. Come si fa a essere neutrali di fronte a simili orrori? Si può. Le leggi razziali, e il fascismo persino, sono stati possibili non tanto grazie al sostegno degli ambienti antisemiti italici quanto grazie all’indifferenza, al silenzio assenso, della maggioranza della popolazione. Oggi non è cambiato niente. Di fronte alla frase “gira e rigira i soldi sono sempre in mano agli ebrei” il 43% si dice neutrale. E neutrale, cioè indifferente, disinteressato, si dice anche il 44% di fronte all’idea che gli ebrei “muovano la finanza mondiale a proprio vantaggio”.
Il vecchio Dante metteva gli ignavi all’inferno, il posto giusto per chi nella vita non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza mai osare avere un’idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte. Di questa gente dannata il nostro paese trabocca.
E poi c’è chi crede che gli ebrei “non sono italiani fino in fondo”, e sono il 25% cui si somma l’abituale quota di ignavi, pardon, neutrali: il 31%. E pensare che gli ebrei furono ferventi patrioti durante il Risorgimento, fedeli soldati sul Piave, ma non basta mai, non basta mai. E dopo averli condannati allo sterminio con le leggi razziali, gli italiani continuano a rifiutarli perché “non ci si può mai fidare del tutto degli ebrei” (9% d’accordo, 38% neutrali).
E allora di che stupirsi se un parlamentare della Repubblica ha citato il fantomatico “Protocollo dei Savi di Sion” per pubblicizzare un libro sulle banche. Per chi non lo sapesse, il “Protocollo dei Savi di Sion” è un documento falso, redatto dalla polizia segreta zarista per giustificare i pogrom anti-ebraici, molto in voga ancora oggi nell’ultradestra e, ovviamente, tra i giallognoli beoti che attualmente guidano questo governo di italioti.
L’antisemitismo nel nostro paese è una realtà. I dati aggregati del sondaggio mostrano come il 44% degli italiani (tra antisemiti “puri” e ambivalenti) esprima opinioni antisemite.
C’è molto da lavorare per insegnare agli italiani a rifiutare la banalità del male e, in un clima di crescente tensione sociale e diffusa xenofobia, sembra davvero una missione impossibile. Non sorprende leggere, nello stesso sondaggio, che il 51% degli italiani esprime sentimenti contrari all’immigrazione e alla presenza di stranieri in Italia. In fondo è lo stesso male. E ora che, un passetto alla volta, si cominciano a stabilire leggi speciali per gli stranieri, con speciali obblighi e speciali attenzioni, la “brava gente” applaude. Non c’è nemmeno la zona grigia (appena un 9%). La maggioranza è d’accordo. Diceva quel tale che “coltivando tranquilla l’orribile varietà delle proprie superbie, la maggioranza sta come una malattia, come una sfortuna, come un’anestesia, come un’abitudine …”.
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