STRANI INCROCI

Allo stato dell’arte, pare che una mediocre ministra della Difesa tedesca, Ursula von der Layen, sarà presidente della Commissione europea. Pare che la mediocre ministra piaccia a Washington e che sia molto vicina alla Merkel la quale, tuttavia, non ha votato a favore della sua nomina, astenendosi. Strani incroci.

La Germania, quella merkeliana, quella che conosciamo da anni e che da anni influenza la vita politica dell’Unione, puntava su un solo nome: Jens Weidmann, falco dei conti pubblici, presidente della Bundesbank (la banca centrale tedesca), conservatore, uno che non vede mai abbastanza stretta la cintura del rigore, difensore degli interessi nazionali tedeschi. Ah, gli interessi nazionali tedeschi! Al suo posto è stata scelta Christine Lagarde, avvocato, che di banche non capisce granché ma è stata ministro dell’Economia e dell’Industria in Francia e successivamente capo del Fondo monetario internazionale (Fmi). Per questo, anche lei, piace molto agli americani.

LAGARDE, STIAMO TRANQUILLI?

Ora, si dice, Lagarde non ha un approccio rigorista e punitivo, non fa moralismi, non impone visioni etiche dell’economia. Insomma, ci è andata bene. Sarà anche vero, epperò vale la pena ricordare che, ai tempi della crisi greca, in qualità di direttore del Fmi, Lagarde impose ad Atene un “piano di aggiustamento strutturale” come condizione per ottenere prestiti e condizioni più favorevoli per il rimborso del debito.

Il piano prevedeva l’applicazione di misure di austerità e tagli alla spesa pubblica, come insegnano i dogmi dell’economia neoclassica. Ai tempi della crisi greca, quei dogmi parevano infallibili salvo poi accorgersi che non funzionavano. Lagarde stessa ammise di avere sbagliato tutto con la Grecia. Speriamo non sbagli anche con il resto d’Europa.

VON DER LAYEN, SCANDALI EUROPEI

In quegli stessi anni, Ursula von der Layen, la mediocre ministra della Difesa tedesco di cui si diceva sopra, veniva coinvolta in uno scandalo legato agli approvvigionamenti militari, con sospetti di corruzione e nepotismo. Le spese folli della von der Layen finirono alla Corte dei Conti tedesca che mise nero su bianco lo spreco di denaro pubblico. Non proprio la persona adatta a vigilare sui delicati equilibri economici comunitari. No?

Inoltre, la signora von del Layen, dal suo pulpito, disse che se la Grecia – allora strozzata dalla crisi – voleva aiuti economici dall’UE (e quindi anche soldi tedeschi) doveva mettere a garanzia la propria riserva aurea. Un ricatto che non ebbe seguito anche se poi frau Merkel condizionò gli aiuti a patto che Atene comprasse – indovina un po’ – forniture militari dalla Germania. E questo è l’europeismo tedesco, ma vabbé.

MA QUALE CAMBIAMENTO?

Da più parti si diceva che l’Unione europea avesse bisogno di un cambiamento, di una nuova visione dei destini comunitari per decidere, infine, che farne di questa Unione. Ma non accadrà. Si andrà avanti come prima, anzi peggio, e il solco tra opinione pubblica e istituzioni europee si approfondirà ancora di più, dando nuovi argomenti a populismi ed estremismi.

Qualcuno ha sottolineato come, per la prima volte, le due più alte cariche siano ricoperte da donne. Non sembra però condizione sufficiente a evitare il disastro. Il Titanic europeo proseguirà sulla rotta impostata? Sarà un quinquennio bellissimo.

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