Padre e figlio lungo la riva di ciò che scorre, di ciò che non si può trattenere e, nel suo andare, addolora come una perdita. “Il fiume”, romanzo breve o lungo racconto, scritto da Marco Lodoli e pubblicato da Einaudi, è la storia di un viaggio all’interno di sé stessi. Il protagonista, Alessandro, è uomo dedito al fallimento. I fallimenti sono il suo lavoro, tra negozi e aziende che collassano sotto i colpi della crisi, e fallimento è la sua vita. Quasi fosse un destino, un marchio di fabbrica, perché “il fallimento non avviene alla fine, ma all’inizio”. E all’inizio c’è la sua infanzia, la sua giovinezza, trascorse a temere la sofferenza della perdita, una madre morta troppo presto e degli affetti mai vissuti davvero. Poi un giorno Lungotevere col figlio Damiano, le anatre, e uno sporgersi troppo in là finché il bambino cade in acqua. Immobile, il padre lo guarda affondare, risucchiato dai vortici, trasportato via dallo scorrere del fiume. A strapparlo all’abisso di alghe e fango sarà un estraneo, presto dileguatosi nel nulla, pronto a tuffarsi e restituirlo all’argine. Bisogna ritrovarlo, dice il bambino, turbando la voglia di oblio del padre, il desiderio di fingere la normalità, di rientrare nei ranghi, di cancellare quella presenza che è stata più paterna di lui, eroico come i padri immaginati e perduti nelle generazioni passate. Comincerà così un viaggio attraverso una Roma onirica e dolente, patria degli ultimi, dei diseredati, alla ricerca di indizi sull’uomo misterioso. E nella suburra di una città disillusa e inerte, affacciata su ciò che scorre e non si trattiene, si compirà la redenzione e la salvezza di Alessandro che, spingendosi lontano dagli argini risaputi e consueti, si farà estraneo. E quell’estraneo sarà, alla fine del cerchio delle vite mancate, riconosciuto da Damiano come colui che l’ha salvato davvero, traendolo fuori dal gorgo. E in quel riconoscimento ci sarà il ritrovarsi finalmente padre, setacciato dal tempo e rovesciato nel figlio, nell’eterno circolo delle cose che scorrono. In questo breve libretto Marco Lodoli condensa un eccezionale talento narrativo, mettendo in scena un personaggio proiettato oltre la vita per restarci completamente dentro.

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